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BILANCIO E SERVIZI AL CITTADINO: LA PERSONA PRIMA DI TUTTO

di Giambattista Maiorano
Sin da bambino mi hanno insegnato che non si fanno le nozze con i fichi secchi. Ogni scelta comporta un onere e ogni scelta può essere apprezzata e avversata nello stesso tempo. L’importante è che la scelta corrisponda al bisogno reale che in quel dato momento si manifesta e che le risorse siano impegnate ad alleviare le difficoltà che quel dato momento esprime.

Che il momento che stiamo attraversando non sia dei migliori sotto il profilo economico è risaputo. Oggi, ormai ne parlano ampiamente anche i servi (politici e giornalisti) del berlusconismo che per anni hanno nascosto la realtà. E che forse, per effetto della recessione e della eredità delle politiche sbagliate del Governo Berlusconi, la condizione generale possa peggiorare e produrre ferite alla coesione sociale è una ipotesi da tenere in seria considerazione. Di questo noi vogliamo tenere conto.

Nella graduatoria per capacità di reddito delle città italiane Buccinasco e ben piazzata: in Lombardia 10° posto, in Italia nei primi cinquanta posti. È bene sapere, però, che anche a Buccinasco la crisi morde e il livello della povertà si è innalzato mettendo a rischio i meno fortunati. E i colpi raggiungono anche il benessere di una classe media che è costretta a fare i conti con le ristrettezze, che vede falcidiato il proprio reddito giorno dopo giorno. Una povertà e un disagio, va sottolineato, che non è ancora indigenza e che, con molta dignità, viene fronteggiata in silenzio, spesso con vergogna, raschiano il fondo del barile, facendo di tutto per non issare bandiera bianca e chiedere aiuto. Il fenomeno però c’è ed è più esteso di quanto si immagini. Ce lo rivelano i dati dell’intervento del fondo famiglia/lavoro della diocesi ambrosiana che a Buccinasco ha erogato circa 80.000 euro; un intervento assai più consistente di quello del Comune. Famiglie, il più delle volte, non solo non in grado di onorare il mutuo che hanno dovuto rinegoziare, ma anche incapaci di pagarsi la bolletta del gas e di garantirsi una decente alimentazione.

Le famiglie non possono e non devono restare sole, vanno aiutate e sostenute. Non basta il pur lodevole intervento di altri attori sociali, come le caritas. Più che a un atto di solidarietà e di spontanea carità, qui siamo di fronte ad un atto di giustizia sociale e la gestione della cosa pubblica non può disinteressarsi.

La recessione permane, robuste politiche per la crescita non se ne vedono, tutto questo ci fa presumere che a breve e medio termine la domanda di servizi aggiuntivi straordinari si moltiplicherà.

Come farvi fronte? Basteranno gli introiti derivanti dall’introduzione dell’addizionale Irpef e della nuova IMU per compensare sia i dolorosissimi tagli del governo centrale (1.200.000 euro imposti dal governo Berlusconi e 500.000 euro dal governo Monti) sia la copertura del patto di stabilità cresciuto sino a 1.800.000 euro causa lo sfondamento di parte corrente da parte della gestione amministrativa del sindaco Cereda?

Voglio essere ottimista. Certamente andrà rivista l’agenda delle priorità un volta verificato lo stato reale delle casse. Nonostante queste difficoltà evidenti, la struttura del bilancio è solida, i fondamentali resistono, la spesa rigida non compromette la possibilità di manovra, il tasso di indebitamento è di modeste dimensioni. Non saranno rose e fiori, ma per noi è un punto fondamentale l’impegno a impiegare le risorse disponibili con criteri di equità sociale.

I fronti su cui agire sono molti e molto impegnativi. C’è il vasto campo degli interventi sugli anziani, sui minori, sulle scuole e l’educazione, sulla cultura, sulle strutture e gli strumenti che ne garantiscono la copertura.
Welfare significa anche capacità di riattivare un circolo virtuoso per l’incontro tra domanda e offerta di lavoro in particolare per i giovani. Va riaperto lo sportello lavoro e ripensata la possibilità di incentivare le imprese a offrire occupazione con protocolli di intesa che vedano l’Amministrazione quale attore fondamentale del processo di crescita e di stabilizzazione.
Welfare significa pure garantire efficaci manutenzioni dei plessi scolastici, del verde, delle strade, delle piste ciclabili, dei marciapiedi, significa messa in sicurezza degli edifici pubblici.

Welfare significa inoltre, finalmente, regolarizzare una serie di atti e di convenzioni che liberino dal rischio di parziale chiusura dei nostri centri di aggregazione come è capitato al CCAB di via Marzabotto.

Insomma, vogliamo migliorare la qualità nostro stare insieme a Buccinasco, procedere nella consapevolezza delle difficoltà che non mancano e tuttavia nella convinzione che sia possibile trovare la via di un welfare anche tendo conto delle esigenze di bilancio.

Se è normale accantonare temporaneamente qualche sogno oggi impossibile da coltivare, in attesa che la situazione complessiva migliori, sarebbe del tutto imperdonabile smontare quella rete di protezione sociale che qualifica il grado di civiltà raggiunta.

Buccinasco può farcela e insieme dobbiamo farcela!

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